Il personaggio: Sergio Brogi, un Presidente per sempre
Ladies and Gentlemen ecco a voi il Borgo Antico!
Ogni anno per il Palio queste parole scandite all’inizio dello spettacolo del Borgo Antico mi evocano per magia l’immagine del Sergio. Sì, perché il Sergio Brogi rappresentava e continua a rappresentare non solo l’anima del suo Rione, ma del Palio stesso.
Non ha mai mancato l’appuntamento del 25 luglio, sempre vestito nella sfilata, era l’emblema della passione, della genialità, della creatività di questo paese. È sempre stato come un filo che univa l’inizio della bellissima storia del Palio, alle sfilate sontuose degli ultimi anni, creando il ricamo meraviglioso sul tessuto sociale della manifestazione.
Lui sempre in prima fila era una figura che dava certezza, incarnava storia e memoria, e quest’anno si è sentita la sua mancanza. Sergio infatti è scomparso l’undici aprile dello scorso anno, anno in cui il Palio non si è tenuto. Celebrarlo in questo numero dedicato al Palio e raccontare la sua storia è un onore per me che da sempre ho vissuto di questa festa anche se in un altro rione.
Sergio nacque a Gallicano il sette marzo 1922, era il quarto di sette figli nella famiglia di babbo Ettore e mamma Maria e fin da piccolissimo capì che la vita era dura quando un giorno, mentre giocava vicino al canale che correva a fianco della strada, una ruota di “barroccio” gli tranciò la piccola mano. Aveva solo due anni, ma con il tempo e la forza di volontà riuscì a essere autosufficiente.
Dopo vari lavori, a soli vent’anni, nonostante la seconda guerra mondiale in atto, decise di fare il commerciante aprendo la sua prima “botteghetta”, era il 1942. E ha continuato questa attività per ben sessant’anni insieme alla moglie Eni, una donna straordinaria, pratica e allo stesso tempo creativa, con cui ha costruito una famiglia splendida ed unita. Sergio, come lo ricorda suo figlio Ettore, era un uomo dolce e pieno di fantasia e il suo problema alla mano non ha mai fermato la sua voglia di fare.
È sempre riuscito a mettere in atto ciò che sognava e pensava, disegnando e costruendo per diletto e per i figli. È sempre stato un uomo molto attivo con una vena artistica fuori dal comune, specialmente se si considerano i tempi e il luogo, a lui va anche il merito di aver tenuto vive negli anni moltissime tradizioni nostrane, dal Carnevale all’Epifania.
Nel lontano 1970 si accese in lui l’idea di fare qualche cosa che doveva “varcare” i soliti confini di Sant’Andrea, dove ha sempre abitato, per renderne partecipe anche il paese, e costruì con semplici cartoni sopra un’ape il simbolo dell’arco nella sera della staffetta di San Jacopo.
Mai avrebbe pensato che questa, chiamiamola, “scintilla” si sarebbe propagata per tutto Gallicano divenendo poi negli anni un bellissimo incendio di emozioni e suggestioni che ogni 25 luglio inondano il paese. Son quelle emozioni che solo il Palio di san Jacopo riesce a dare a noi gallicanesi, e che speriamo possano continuare per poter dire ogni anno:
GRAZIE SERGIO!
Antonella Cassettari – L’Aringo n. 14 agosto 2018